Attacco a Venezia
- LDB
- 11 ago 2015
- Tempo di lettura: 1 min
Questa mattina mi sono imbattuto in un articolo di Artribune, che seguo per le sue notizie interessanti e per la qualità dei suoi articoli, e ho letto dell'ampliamento dell'Hotel Santa Chiara a Venezia.

Hotel Santa Chiara, Venezia, photo Barbara Colli
Dopo aver letto questo articolo sono arrivato a due considerazioni.
La prima è che alla giornalista servirebbe una bella vacanza, e la seconda è che l'abbia scritto di proposito per andare controcorrente e avere risonanza.
Mi trovo in totale disaccordo con quanto scritto nell'articolo perchè l'allineamento delle aperture è inesistente (o è stato fatto in maniera molto ma molto approssimativa), non c'è una corrispondenza nelle aperture (modulo vuoto-chiuso-vuoto-chiuso-vuoto), le finestrature del terzo piano stridono fortemente con quelle del palazzo storico e, opinione prettamente personale, il materiale scelto per la facciata (opaco e spento) non sembra minimamente adatto all'ambiente lagunare, fatto di stucchi e colori che giocano con i riflessi dell'acqua.
A tal proposito mi verrebbe da fare un'ulteriore considerazione.
E se la facciata fosse stata pensata (e costruita) in vetro, materiale riflettente (come l'acqua), cangiante durante le ore del giorno e trasparente di notte?
Ovviamente in architettura non c'è un giusto ed uno sbagliato assoluto.
Tutto è soggettivo, e dipende anche dai gusti del committente (riguardo alle modifiche in corso d'opera e al vincitore del concorso).
Si possono avere tutti i buoni propositi e le migliori intenzioni, ma questa facciata sembra disegnata da un ragazzo al primo anno di architettura.
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